09 luglio 2002

 

TPI: La polizia in Kosovo usava armi speciali dell'esercito, Milosevic incastrato


Il teste protetto K25 trae in inganno Milosevic che 'dimentica' di smentire le affermazioni sulla collaborazione ad alto livello tra esercito e polizia serba in Kosovo. Conclusa inoltre la testimonianza di Shukri Aliu


L'Aja, 9 luglio 2002 - Nell'udienza odierna del processo a carico di Slobodan Milosevic si è conclusa la deposizione di Shukri Aliu, ufficiale delle unità di controllo del territorio, 'sostituito' agli inizi degli anni '90 in quanto kosovaro di etnia albanese.
Iniziata inoltre la deposizione del testimone sotto regime di protezione K25 che faceva parte delle unità speciali della polizia serba.

In realtà, il testimone K25 ha fornito un elemento cruciale per lo svolgimento del processo, dichiarando esplicitamente che la polizia speciale serba operativa in Kosovo, riceveva istruzioni sull'uso di armamenti speciali. Affermazione questa che Milosevic non ha smentito nel corso del contro-interrogatorio.

La deposizione di K25: Combattevamo i terroristi

Il testimone protetto K 25è un ex ufficiale serbo. Dopo il servizio militare ha completato gli studi universitari, è divenuto un riservista di polizia ed è poi stato arruolato nella PJP, un'unità speciale della polizia serba. Tra il 1998 e il 1999, ha partecipato alle operazioni nelle zone di Kosovka Mitrovica, Izbica, Decani e Klina.
"L'obiettivo delle operazioni - ha affermato il teste - era quello di combattere i terroristi che in quell'area stavano portando avanti varie operazioni" e di "liberare le vie di comunicazione che erano state bloccate dai terroristi dell'Uck".

La polizia usava armi speciali dell'esercito

La parte più significativa della deposizione del teste protetto è quella relativa alle modalità di collaborazione tra esercito yugoslavo e polizia di stato serba, punto che Milosevic ha sempre negato.

K25 ha infatti affermato che la sua unità della PJP "riceveva indicazioni dal VJ (l'esercito yugoslavo, ndr) su armi speciali, per motivi di addestramento".

"Ricevamo le indicazioni - ha raccontato il testimone protetto - dai comandi centrali e il nostro compito era di liberare le linee di comunicazione tra Prizren e Djakova, liberare la zona dalle unità dell'Uck e far andare via la popolazione dalle zone di combattimento".

Inoltre - ha proseguito - "dovevamo arrestare i terroristi dell'Uck che si nascondevano all'interno dei gruppi di civili".

Le affermazioni del teste K25, sottovalutate nel contro-interrogatorio da Milosevi, in realtà confermano le varie testimonanze che hanno riferito di di armi in dotazione all'esercito utilizzate contro i civili dalla polizia.

Altro elemento importante delle dichiarazioni di K25 è quello della collaborazione tra esercito e polizia che Milosevic ha sempre negato, poiché eventuali ammissioni sul punto significherebbero confermare che in Kosovo era stata pianificata una vera e propria guerra contro gli abitanti non serbi.

E Milosevisc non smentisce

In effetti, Milosevic ha completamente trascurato questa parte delle dichiarazioni di K25, preferendo soffermarsi sulla parte che più gli interessava, quella nella quale il teste ha sostenuto la tesi che l'intervento serbo in Kosovo fosse diretto ad aiutare la popolazione civile e a combattere il terrorismo.

Infatti, Slobodan Milosevic ha infatti posto le domande in modo molto calmo e a volte anche gentile, al contrario del suo modo abituale di condurre il controinterrogatorio.

D'altronde il teste dell'accusa ha dichiarato che le forze speciali della polizia stavano semplicemente "proteggendo la popolazione", che "i civili venivano evacuati dalle zone in cui abitavano per proteggerli e far sì che non si trovassero in una situazione di pericolo o in mezzo al fuoco incrociato tra milizie serbe e terroristi dell'Uck" e che le milizie stavano solo portando avanti "operazioni anti-terrorismo".

Milosevic ha quindi focalizzato il controinterrogatorio sulla natura delle operazioni militari in Kosovo - elemento chiarito abbondantemente dalla Procura Onu soprattutto con le decine di testimonianze dirette dei sopravvisuti - senza fare obiezioni sul coordinamento ad alti livelli di comando tra MUP e VJ, il punto più delicato della deposizione.

Sicchè il testimone K25è stato il primo a provare questa accusa. Inoltre, la deposizione di K25 ha dimostrato la presenza di forze paramilitari, le esecuzioni sommarie dei prigionieri, e la pianificazione agli alti gradi di comando delle operazioni.

Tutte tesi, queste, a sostegno delle accuse della Procura che alla fine Milosevic non ha smentito.

Aliu, in Kosovo operazioni di guerra

In apertura di udienza Shukri Aliu aveva completato la propria deposizione dichiarando anzitutto che l'Esercito di Liberazione del Kosovo non aveva le caratteristiche di un'organizzazione terroristica ma era gruppo di resistenza all'occupazione serba.

"Le operazioni dell'Uck - ha affermato - servivano per proteggere la popolazione dagli attacchi indiscriminati delle polizia, dei soldati e dei paramilitari serbi che hanno ucciso moltissimi albanesi. L'Uck - ha proseguito il teste durante il controinterrogatorio - non ha ucciso albanesi, stava solo difendendo la popolazione dagli occupanti".

L'ex ufficiale ha inoltre affermato che in Kosovo era stato dichiarato in gran segreto lo stato di guerra. Alcuni corpi speciali dell'esercito sono stati infatti utilizzati sul territorio e queste unità "erano impiegate solo in caso di guerra".

Il teste dell'accusa ha sostenuto, sostanziando le sue dichiarazioni con la presentazione di vari documenti, che gli ordini per le operazioni militari venivano direttamente dai comandi superiori a Belgrado e che una vera e propria guerra è stata portata avanti contro la popolazione kosovara di etnia albanese, con la scusa della lotta al terrorismo e senza che una guerra venisse formalmente dichiarata.

by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 9 luglio 2002

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TPIY: Gruban, richiesta di scarcerazione preventiva


Momcilo Gruban avanza la richiesta di scarcerazione preventiva per essersi volontariamente consegnato al Tribunale ONU


L'Aja, 9 luglio 2002 - Momcilo Gruban ha avanzato richiesta per la scarcerazione preventiva per essersi volontariamente consegnato al Tribunale Onu per i crimini commessi nella ex Yugoslavia a partire dal 1991.
La Procura si oppone affermando che non si è trattato di una vera e propria resa, anche se la Repubblica Federale yugoslava e il Ministero della giustizia serbo forniscono le garanzie. La Corte, presieduta dal giudice Richard May, deciderà nei prossimi giorni

Di cosa è accusato Momcilo Gruban

Momcilo Gruban, noto anche come 'Ckalja', è sotto processo al Tribunale Onu per crimini contro l'umanità, gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 1949 e crimini di guerra.
È stato uno dei comandanti nel campo di concentramento Omarska in Bosnia Erzegovina in cui sono stati torturati, violentati, seviziati, anche fino alla morte oltre 3.000 non serbi fatti prigionieri tra il 25 maggio e il 30 agosto 1992 a Prijedor, durante un attacco delle milizie serbe in Bosnia Erzegovina.

Zeljko Meakic era il direttore del campo di concentramento, Miroslav Kvocka e Dragoljub Prcac erano i vicedirettori, mentre Gruban - insieme a Mladen Radic e Milojca Kos - era al comando degli militari del campo.
Momcilo Gruban, quindi, non può essere ritenuto responsabile di tutte le 'attività' che si svolgevano nel campo di concentramento, ma soltanto di aver fisicamente fatto in modo che tutto funzionasse, nonché di aver impartito gli ordini affinché i detenuti venissero torturati, seviziati, violentati, uccisi.

Le argomentazioni della difesa

Per la difesa, visto che Gruban si è volontariamente consegnato al TPIY il 2 maggio non sussistono le condizioni per ritenere che possa inquinare le prove, commettere nuovamente i crimini di cui è accusato, fare pressione sui testimoni, fuggire.

L'opposizione dell'accusa

La Procura Onu si è opposta alla richiesta affermando che il fatto che Gruban si sia consegnato non si possa considerare come segno di 'resa', ma più che altro come una scelta obbligata.
L'imputato si è infatti consegnato al TPIY solamente dopo l'11 aprile 2002, giorno in cui la legge per la collaborazione tra Tribunale Onu e Repubblica Federale di Yugoslavia è entrata in vigore.

La Corte: giudice Richard May, presidente; giudice Patrick Robinson; giudice O-Gon KwonCancelliere: Hans HolthuisProcura: Joanna Korner; Kapila WaidyaratneDifesa: Sanja Turlakov

by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 9 luglio 2002

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