18 aprile 2002

 

Milosevic messo alle strette dall'editore di Koha Ditore

L'apartheid, le violenze e la libertà negata in Kosovo, i negoziati di pace al centro della deposizione dell'editore di «Koha Ditore», che ha messo alle strette Milosevic

L'Aja, 18 aprile 2002

"Non mi sentivo un uomo libero come mi sento oggi. Non mi sentivo un uomo libero quando i miei colleghi venivano portati via dalla polizia di stato e non mi sentivo un uomo libero quando le persone venivano uccise in Kosovo dalla polizia serba senza che vi fossero alcune indagini, non mi sentivo un uomo libero quando la polizia mi picchiava perchè stavo parecipando ad una manifestazione, non mi sentivo un uomo libero quando venivo imprigionato per aver semplicemente protestato".

Questo uno dei passaggi dell'udienza odierna, in cui è stato ascoltata la deposizione dell'intellettuale Veton Surroi, editore del più importante giornale indipendente kosovaro, «Koha Ditore» chiuso dalle autorità serbe pochi giorni prima dell'intervento NATO. Il teste dell'accusa ha parlato del regime di apartheid vigente in Kosovo durante gli anni '90, delle violenze sistematiche nei confronti di civili e intellettuali, dei negoziati di Rambouillet, degli incontri con Milosevic.

I serbi non volevano negoziare

Surroi ha chiarito in più occasioni che i serbi non avevano intenzione di negoziare mentre per le delegazioni albanesi era chiaro che "la perdita della possibilità di negoziare avrebbe portato alla guerra. Quindi abbiamo cercato in tutti i modi di trovare una soluzione pacifica al conflitto per evitare la guerra".
"La parte serba - ha proseguito il teste - non ha voluto rispettare le decisioni negoziali e ha voluto far salire l'ondata di violenza"

L'incontro con Milosevic

Dopo aver raccontato dei negoziati di pace cui ha partecipato come membro delle delegazioni albanesi-kosovare e dell'incontro tra Ibrahim Rugova e l'ex presidente yugoslavo, Surroi ha ricordato il suo personale incontro con l'imputato.
"Il suo giornale è stato chiuso? mi ha chiesto l'imputato con un sorriso sulle labbra. Sì lei lo ha chiuso, Davvero? Sì, quando ho pubblicato un fotomontaggio che la mostrava nei panni di un dittatore, ma oggi stiamo parlato delle violenze". [Ascolta la dichiarazione]

Così è iniziato l'incontro tra l'editore di «Koha Ditore» e l'allora presidente yugoslavo. "La parte più importante del mio intervento - ha proseguito il teste dell'accusa - riguardava l'uso della violenza e il massacro della famiglia Yashari. Quando gli ho posto la domanda mi ha interrotto asserendo che era una pazzia affermare che la polizia serba aveva ucciso bambini e ha poi affermato che Yashari era un criminale" .
"Ho avuto l'impressione - ha specificato - che fosse molto ben informato visto che ci ha fornito spiegazioni estremamente dettagliate su come secondo lui si erano svolti gli avvenimenti".

by Valentina Cosimati
pubblicato da RadioRadicale.it
L'Aja, 18 aprile 2002

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