12 giugno 2002

 

Stupri di guerra: Importante sentenza della Corte d'Appello dell'Aja


Importante decisione oggi al TPIY. La Corte d'Appello presieduta da Claude Jorda ha infatti emesso una sentenza che sancisce che lo stupro è da considerarsi tale in tutti i casi in cui la vittima non sia nelle condizioni di scegliere liberamente

L'Aja, 12 giugno 2002 - La Corte d'Appello del Tribunale Onu per i crimini commessi nella ex-Yugoslavia a partire dal 1991 ha oggi emesso una sentenza molto importante per quanto concerne i crimini connessi alla violenza sessuale.

La Corte presieduta da Claude Jorda, presidente del TPIY, ha infatti stabilito che lo stupro deve essere considerato "un grave crimine" anche se la vittima era consensiente.
La Corte d'Appello ha chiarito che in qualunque situazione sia riscontrabile una coercizione, si tratti anche di una serie di eventi che non consentono alla vittima di scegliere liberamente, l'imputato dovrà essere dichiarato colpevole di stupro.

È stato inoltre ribadito che "lo stupro è uno strumento di tortura"

"Lo stupro non è necessariamente connesso alla penetrazione - ha spiegato Claude Jorda leggendo la sentenza - e neanche "all'uso della violenza" nell'atto sessuale".
"Le vittime possono infatti essere considerate tali se vi sono delle condizioni esterne (quali ad esempio lo stato di guerra, la detenzione, la riduzione in schiavitù) che ne "limitino la libertà di scegliere liberamente"

La conferma della condanna per Kunarac, Kovac e Vukovic

La Corte d'Appello ha oggi confermato le sentenze emesse il 22 febbraio 2001 dalla Corte presieduta dal giudice Mumba nei confronti di Dragoljub Kunarac (42 anni), condannato a 28 anni di carcere per crimini contro l'umanità [art. 5 - tortura, stupro, riduzione in schiavitù] e crimini di guerra [art. 3 - tortura, stupro]; di Radomir Kovac (43 anni), condannato a 20 anni di detenzione per crimini di guerra [art. 3 - tortura, stupro, violazione della dignità dell'individuo] e crimini contro l'umanità [art. 5 - stupro, riduzione in schiavitù]; di Zoran Vukovic (46 anni), condannato a 12 anni per crimini di guerra [art. 3 - tortura, stupro] e per crimini contro l'umanità [art. 5 - tortura, stupro].

La Corte d'Appello ha unificato i tre processi perché i casi sono da riferirsi alla zona di Foca a sud est di Sarajevo (Bosnia Erzegovina), e i crimini sono stati perpetrati nei confronti di donne musulmane.

Mesi di torture vicino Sarajevo

A partire dal 16 o 17 aprile 1992 la cittadina di Foca, a sud est di Sarajevo, è stata occupata dalle forze militari serbe.
Migliaia di abitanti musulmani e croati sono stati arrestati. Gli uomini sono stati separati dalle donne e detenuti senza il minimo rispetto delle leggi in carceri improvvisate. Molti degli abitanti sono stati uccisi, picchiati, torturati e violentati.
Gli uomini sono stati portati nella prigione KP Dom e le donne sono state imprigionate in edifici pubblici e successivamente in alberghi e case private con il solo scopo di abusare costantemente di loro, riducendole di fatto in schiavitù. Le donne erano costantemente sottoposte ad ogni tipo di umiliazione, maltrattamento e tortura
Tra le vittime ragazzine di 15-16 anni.

by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 12 giugno 2002

La sentenza

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L'ambasciatore Walker bolla come 'ridicole' le affermazioni di Milosevic su Racak

L'ambasciatore Walker conferma le accuse a Milosevic su Racak, ma dimostra anche un certo grado di superficialità. Si è svolta inoltre la consueta conferenza stampa del mercoledì.

L'Aja, 12 giugno 2002 - Nell'udienza odierna del processo a carico di Slobodan Milosevic per i crimini scommessi nella ex Yugoslavia a partire dal 1991 l'Ambasciatore William Walker, capo della missione di controllo dell'OSCE in Kosovo, ha bollato come "ridicola" la ricostruzione del massacro di Racak il 15 gennaio 1999. Milosevic ha però messo in luce una certa superficialità nel lavoro di Walker.

Nella consueta conferenza stampa del mercoledì è stata annunciata la visita in Bosnia Erzegovina della delegazione del TPIY composta dal presidente del Tribunale, Claude Jorda, dal capo procuratore, Carla Del Ponte e da vice cancelliere Bruno Cathala, per discutere nuove forme di collaborazione.

Il ruolo di Walker sul massacro di Racak

L'ambasciatore Wiliam Walker è stato oggi controinterrogato da Slobodan Milosevic in particolare sul cosiddetto 'punto di svolta' del conflitto in Kosovo, il massacro di Racak del 15 gennaio 1999.

Il capo della KVM nelle prime ore del pomeriggio del 16 gennaio aveva infatti gridato al massacro di civili con la stampa internazionale. Questa denuncia aveva fatto allarmare non poco la comunità internazionale ed è stata determinante nella decisione per l'intervento NATO, appena due mesi dopo.

Milosevic continua a sostenere che si è trattato di uno scontro tra Uck e forze militari serbe, ma sono stati trovati i corpi di solo 9 miliziani dell'Esercito di Liberazione del Kosovo su 45 vittime accertate.
"Non credo - ha specificato Walker - che la lotta al terrorismo abbia a che fare con il massacro di civili come è accaduto a Racak".

Inolte, ha chiarito il capo della KVM, "nessuno nega che l'Uck abbia compiuto atti criminali, ma se parliamo di numeri - ha precisato - probabilmente vi sono state più violenze da parte dell'Uck, ma se parliamo di scale di intensità, le forze serbe hanno commesso violazioni molto più gravi e di violenza senza dubbio maggiore".

Walker a Milosevic: Non sia ridicolo!

Milosevic ha poi focalizzato l'attenzione su un punto specifico della ricostruzione ufficiale fornita da Belgrado: miliziani dell'Uck sarebbero entrati durante la notte nella cittadina per simulare la scena del massacro, rivestendo i cadaveri in abiti civili, con le forze armate yugoslave e serbe alle porte della cittadina.

"Considero ridicola questa ricostruzione dei fatti", ha affermato Walker cha ha inoltre confermato che Milosevic era a conoscenza di quanto accadeva, se non altro perché la comunità internazionale continuava a segnalarlo a lui personalmente e ai suoi fedelissimi collaboratori.

"Negli incontri con lei - ha affermato Walker rivolgendosi direttamente a Milosevic - e con i suoi sottoposti, lei era la persona più potente nella catena di comando dell'ex Yugoslavia, quindi ero convinto che lei sapesse quanto stava accadendo a Racak". "Non ho visto alcun comandante o sottoufficiale o membri delle unità speciali del MUP - ha aggiunto - che si comportasse in modo diverso dai suoi ordini".

I limiti della deposizione di Walker

Slobodan Milosevic ha però messo in luce una certa superficialità da parte di William Walker nell'esercizio delle sue funzioni e soprattutto ha ribadito che le osservazioni non sono state condotte in modo imparziale.

"Ho detto al generale Dz [Drewienkiewicz, ndr] di mandare Maisonneuve a controllare quanto stava accadendo a Racak. Non credo fosse possibile entrare nella cittadina per cui suppongo che abbiano osservato quanto stava accadendo con i binocoli dalle colline circostanti"

L'ambasciatore, che si è "arrampicato sulle colline circostanti- ha ricordato lo stesso capo della KVM - con una gamba malata" e ad un certo punto ha avutoi la sensazione "di non poter più andare avanti per il freddo, il vento, la neve, e il profondo disgusto" per quanto stava vedendo, probabilmente non ha condotto indagini accurate prima di denunciare la palese violazione dei diritti umani e delle leggi di guerra.

Milosevic parla dell'America Latina

All'inizio del controinterrogatorio, come sempre accade con i testimoni dell'accusa e soprattutto con quelli 'eccellenti', Milosevic ha cercato di screditare la professionalità dell'ambasciatore Walker, lasciando intendere che l'incarico di capo della KVM gli è stato affidato come 'ripiego'.

Per tale ragione la difesa ha cercato nel passato del curriculum diplomatico di Walker, che si è occupato per molti anni di America Latina, chiedendo al testimone le motivazioni per cui non è stato nominato da Clinton ambasciatore a Panama.

L'OTP presenta il documento ufficiale in cui Walker viene dichiarato persona non grata

Dopo aver denunciato il massacro di Racak, l'ambasciatore Walker è stato dichiarato persona non gradita al regime Milosevic da Belgrado.

La procura ha presentato oggi i documenti ufficiali della Repubblica Federale Yugoslava e del governo serbo in cui è scritto che "Mr Walker è andato ben oltre i suoi compiti e per questo è stato dichiarato persona non grata. Per quanto riguarda il tribunale dell'Aja, il Tribunale non ha potere in Yugosalvia e non può intromettersi nel diritto del nostro paese di combattere il terrorismo.

Rapprensentanti del Tribunale possono venire nel nostro paese e chiedere informazioni ma non possono aspettarsi di condurre investigazioni in Kosovo".

Nuove forme di collaborazione tra TPIY e Bosnia

Dopo la visita della delegazione croata, oggi il portaoce del TPIY Jim Landale, ha confermato che una delegazione del Tribunale composta dal presidente del Tribunale, Claude Jorda, dal capo procuratore, Carla Del Ponte e da vice cancelliere Bruno Cathala, è in partenza per la Bosnia.

Il Tribunale Onu sta infatti cercando nuove forme di collaborazione con le corti nazionali soprattutto per gli imputati di 'medio e basso profilo'

La portavoce della Procura, Florence Hartmann ha chiarito che "questo non interferisce né crea problemi al lavoro della Corte Penale Internazionale in quanto il TPIY è stato costituito con l'intento di collaborare con le corti nazionali".


by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 12 giugno 2002

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