24 luglio 2002

 

TPI: Depone Radovan Markovic, l'uomo dei servizi segreti di Milosevic ed è scontro in aula


L'ex capo dei servizi segreti e di sicurezza di stato Radovan Markovic in aula saluta Milosevic, lasciando intendere che è rimasto fedele all'ex dittatore. Ma Nice 'sfida' Milosevic e la Corte Onu sembra trasformarsi in un set di Sergio Leone.


L'Aja, 24 luglio 2002 - Scene da Far West oggi al processo Milosevic. L'ex capo dei servizi per la sicurezza di stato Radovan Markovic è stato chiamato a testimoniare dalla Procura Onu per dimostrare i collegamenti diretti di Slobodan Milosevic con i crimini che ormai sono stati abbondantemente provati dall'ufficio di Carla Del Ponte. Il fedelissimo di Milosevic non sembra però avere intenzione di pronunciare anche una sola parola che possa danneggiare l'ex uomo forte di Belgrado. Il sostituto procuratore Nice ha però sfidato Milosevic con un documento che prova che i servizi segreti erano effettivamente sotto il diretto controllo dell'imputato
Conclusa la deposizione di Bosko Radojkovic sul camion frigorifero ritrovato nel Danubio e ascoltata la deposizione di Isufi Jemini, testimone diretto del massacro di Celina.
Si è svolta inoltre la consueta conferenza stampa del mercoledì.

Radovan Markovic in aula

Rade Markovic, fedelissimo di Milosevic è stato oggi interrogato dal sostituto procuratore Geoffrey Nice. L'ex capo della sicurezza di stato è entrato dalla porta degli imputati, in quanto attualmente sotto processo a Belgrado per distruzione di documenti coperti da segreto di stato e per aver ucciso o ordinato l'assassinio di alcuni collaboratori 'scomodi'.

Entrando in aula Markovic e Milosevic si sono salutati in modo quasi impercettibile, l'ex presidente ha guardato il suo fedelissimo che ha risposto con un cenno di assenso della testa.
Il sostituto procuratore ha avuto a disposizione circa 15 minuti per condurre l'interrogatorio che proseguirà domani, ma non è stato chiaro se Markovic intenda o meno raccontare in aula ciò di cui è a conoscenza, che servirebbe a dimostrare senza ombra di ragionevole dubbio le responsabilità individuali di Slobodan Milosevic.

Geoffrey Nice ha guardato con aria di sfida per tutta la durata del controinterrogatorio verso il banco degli imputati, che si trova esattamente di fronte a quello dell'accusa. Milosevic non ha smesso di sorridere in modo beffardo e ha mostrato alla stampa i documenti presentati dalla Procura con aria di scherno.

Con ogni probabilità - non vi sono dichiarazioni in merito da parte della Procura o del TPIY - vi è stato una sorta di 'patteggiamento' tra Procura Onu, avvocati di Radomir Markovic e autorità giudiziarie serbe per una eventuale riduzione della pena in caso di condanna a Belgrado o semplicemente per la mancata iscrizione nella lista degli indagati del TPIY dell'ex capo dei servizi segreti. Se Markovic parlerà il caso Kosovo sarà stato brillantemente concluso dalla Procura, altrimenti potrebbero cadere molti castelli di carta.

Oggi l'accusa ha inoltre prodotto un documento che prova che Slobodan Milosevic aveva il diretto controllo dei servizi segreti tra il 1997 e il 1998, quindi durante l'unico anno di pace del suo regime. I documenti in mano alla Procura non sembrano dunque sufficienti a dimostrare la colpevolezza dell'imputato, che è innocente fino a prova del contrario, e la deposizione di Radovan Markovic, noto anche come 'Rade' Markovic, potrebbe essere l'anello mancante.

Il controinterrogatorio di Bosko Radojkovic

Nell'udienza odierna si è consluso inoltre il controinterrogatorio di Bosko Radojkovic, che ha partecipato alle indagini sul camion frigorifero pieno di cadaveri ritrovato nel Danubio in seguito ad un incidente stradale. Il teste ha assistito personalmente alle operazioni di recupero del veicolo e ieri ha chiarito che sono stati recuperati 83 corpi 'interi' e 3 teste umane più altre parti di corpi umani.

Milosevic ha oggi cercato di dimostrare che le indagini sono state condotte in modo 'politico' per fornire elementi al TPIY per il suo arresto. La difesa ha infatti cercato di dimostrare che il taglio nel portellone del camion visibile in alcune fotografie non è visibile nelle altre e si tratterebbe quindi di una 'costruzione'. Il teste ha dimostrato che le fotografie hanno una sequenza logica e ha spiegato che le fotografie del veicolo completamente fuori dall'acqua sono state scattate dopo che il portellone era stato richiuso e i corpi parzialmente recuperati.

Bosko Radojkovic ha inoltre chiarito che "nel camion non vi erano uniformi dell'Uck".
"Signor Milosevic, c'erano almeno 20 persone con me e tutti possono confermare quanto sto dicendo", ha affermato il teste rivolgendosi direttamente all'imputato. Bosko Radojkovic ha inoltre asserito di sentirsi "in imbarazzo" a causa delle domande della difesa sulle fotografie: "Mi sento in imbarazzo - ha dichiato il teste rivolgendosi alla Corte - perché si possono richiedere senza problemi i negativi al Ministero dell'Interno".

Milosevic ha poi cercato di dimostrare che i cadaveri trovati nel camion erano di rifugiati che venivano portati oltre confine da gruppi criminali che si facevano pagare per trasportare i rifugiati che dovevano viaggiare in condizioni disumane.

La deposizione di Isuf Jemini

Ha testimoniato poi Isuf Jemini, sopravvissuto al massacro di Celine. Tra il 25 e il 27 marzo 1999, nei giorni immediatamente successivi all'inizio dei bombardamenti NATO, le milizie serbe hanno attaccato Celine (municipalità di Orahovac) entrando nel paese con i carri armati. Hanno separato gli uomini dalle donne, hanno chiesto marchi tedeschi alla popolazione dietro minaccia di morte, hanno bruciato abitazioni ed edifici pubblici e religiosi. Durante l'attacco sono stati uccise circa 20 persone della 'famiglia allargata' di Isuf Jemini.
Milosevic ha cercato di dimostrare che si è trattato di uno scontro armato con miliziani dell'Uck.

La conferenza stampa

Durante la consueta conferenza stampa del mercoledì il portavoce del TPIY, Jim Landale ha fornito nel dettaglio il calendario delle udienze, confermando l'interruzione tra il 26 luglio e il 26 agosto per il processo a carico di Slobodan Milosevic. Landale ha inoltre riferito che il presidente del tribunale, Claude Jorda, la capo procuratore, Carla Del Ponte, e il cancelliere, Hans Holthuis si sono recati a New York per discutere i nuovi passi per la collaborazione con le corti nazionali in particolare per i casi 'minori'.

Il sostituto procuratore Graham Blewitt ha invece commentato in modo piuttosto evasivo la notizia riportata sul Financial Times per la possibile elezione di Carla Del Ponte a capo della Procura dell'ICC - Corte Penale Internazionale.
"Carla Del Ponte non può essere nello stesso momento procuratore capo del TPIY, del Tribunale Onu per il Rwanda e dell'ICC. Nel caso ciò accadesse - ha specificato Blewitt - il Consiglio di Sicurezza dovrebbe designare un nuovo procuratore per TPIY e TPIR. Comunque la nomina del procuratore capo dovrà essere decisa dall'Assemblea degli Stati Membri"


by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 24 luglio 2002

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