02 luglio 2002

 

Depone l'ambasciatore austricao Petritsch, Era Milosevic a decidere

I negoziati di Rambouillet al centro della deposizione delll'ambasciatore Petritsch, che conferma che 'niente veniva deciso senza l'apporvazione di Milosevic'. Scaramucce tra Corte e difesa. Milosevic si schiera dalla parte degli USA sull'ICC

L'Aja, 2 luglio 2002 - Riprese le udienze dopo la lunga interruzione di quasi tre settimane dovuta alle condizioni di salute di Slobodan Milosevic. La Procura Onu ha presentato immediatamente un teste 'eccellente', l'ambasciatore austriaco Wolfgang Petritsch, che ha ricoperto ruoli-chiave durante la crisi nei Balcani e ha guidato la delegazione europea nei negoziati di Rambouillet.
Milosevic ha chiesto, durante le ormai consuete scaramucce tra Corte e difesa, che al medico designato dal TPIY per la perizia che dovrà stabilire le effettive condizioni di salute dell'imputato, sia affiancato un medico di Belgrado. "Vedremo", è stata la risposta del presidente della Terza Corte.

Nel controinterrogatorio l'ex uomo forte di Belgrado ha colto l'occasione per attaccare nuovamente la giustizia internazionale e in particolare l'ICC, assumendo paradossalmente le stesse posizioni degli Stati Uniti al riguardo, ma il giudice May ha interrotto "l'ennesimo comizio" dell'imputato.

Inoltre, mentre proseguono le polemiche tra USA e comunità internazionale sull'ICC e sulla giustizia transnazionale, la SFor è entrata nella villa di 15 stanze di Karadzic, sequestrando alcuni oggetti, in quella che è stata definita "un'operazione di rappresentanza".

Depone Wolfgang Petritsch

Wolfgang Petritsch è stato fino a poco più di un mese fa l'Alto Rappresentante ONU in Bosnia Erzegovina, posizione ora ricoperta da Lord Paddy Ashdown, è stato ambasciatore austriaco a Belgrado durante gli anni della crisi balcanica, inviato speciale dell'UE per il Kosovo, e ha guidato la delegazione europea nei negoziati di Rambouillet, esperto di questioni balcaniche ha pubblicato 19 libri sull'argomento.

Aggressioni in forma di guerre civili

Per quanto riguarda la Bosnia Erzegovina, Wolfgang Petritsch ha chiarito in aula che si è trattato di "un'aggressione che ha avuto i connotati di una guerra civile".

Questa 'tecnica', secondo l'ambasciatore, è stata utilizata anche in Kosovo, ma la comunità internazionale aveva iniziato a comprendere il modus operandi del regime Milosevic.

"E' abbastanza chiaro che la guerra in Bosnia Erzegovina è stata un'aggressione, anche se ha preso le forme di un conflitto civile. Le ricordo infatti - ha affermato Wolfgang Petritsch rivolgendosi direttamente a Milosevic durante il controinterrogatorio - che quelli che lei chiama terroristi erano cittadini del suo paese e per questo ha preso i connotati di una guerra civile".

"E la stessa cosa vale - ha aggiunto - oltre che per la Serbia anche per la Yugoslavia, perché è stato fatto all'interno di una parte della Yugoslavia".

La deposizione di Wolfgang Petritsch ha quindi rafforzato la tesi della Procura secondo cui Milosevic si è macchiato dei crimini di cui è imputato per realizzare una 'Grande Serbia'.

Slobodan Milosevic ha agito, secondo l'ex Alto Rappresentante ONU in Bosnia Erzegovina in modo da creare una potenza yugoslava sotto il suo controllo, invadendo gli stati che facevano parte della Confederazione ma dichiarando che stava di fatto conducendo una guerra contro il terrorismo.

La guerra di aggressione ha preso i connotati di guerra civile in quanto i 'terroristi' erano la maggioranza della popolazione, ovvero tutti i non-serbi.

Le responsabilità individuali di Milosevic

Wolfgang Petritsch ha chiarito inoltre che nulla veniva deciso senza l'approvazione dell'ex uomo forte di Belgrado. A tal proposito l'ambasciatore austriaco ha portato ad esempio quanto avvenuto durante i negoziati di pace di Rambouillet, che si sono svolti dietro iniziativa del Gruppo di Contatto tra il 6 e il 23 febbraio 1999, e durante gli incontri di Parigi tra il 15 e il 19 marzo 1999.

"Anche in assenza di Milosevic, le decisioni venivano prese da lui", ha chiarito l'ambasciatore.

Durante gli Incontri di Rambouillet, la delegazione serba aveva "continui contatti con Belgrado" - ha affermato Wolfgang Petritsch, aggiungendo che "Milutinovic in particolare aveva conversazioni telefoniche con il presidnete Slobodan Milosevic e durante le interruzioni rappresentanti della delegazione si recavano a Belgrado per riferire al presidente yugoslavo e per ricever indicazioni in merito alle decisioni da prendere".

"Dal primo giorno degli incontri di Parigi nella metà di marzo - ha raccontato il teste dell'accusa - era chiaro sin dall'inizio che non vi era alcuna intenzione da parte della delegazione yugoslava a raggiungere un accordo. Markovic non aveva più potere, mentre Milutinovic era colui che decideva e teneva banco, e lui ha portato avanti quei negoziati in modo totalmente accusatorio, sempre dietro indicazioni di Milosevic".

Milosevic si schiera con gli USA sull'ICC

A conclusione del controinterrogatorio Slobodan Milosevic ha colto l'occasione offerta dall'entrata in vigore ieri dello Statuto di Roma, per attaccare nuovamente la legittimità delle corti internazionali.

Paradossalmente Slobodan Milosevic si è trovato in perfetto accordo con il governo statunitense sulla Corte Penale Internazionale. Gli USA si stanno opponendo all'ICC non riconoscendone la legittimità e Slobodan Milosevic non si è fatto sfuggire l'occasione di attaccare nuovamente la Corte ONU, ma il giudice Richard May lo ha fermato: "Non è rilevante".

Prosegue la battaglia tra May e Milosevic

"L'ho spiegato molte volte e lo rispiegherò di nuovo. Una Corte ha il diritto di limitare il tempo nel rispetto della giustizia. Non è corretto, né giusto che qualcuno e nello specifico lei sprechi il tempo della Corte".
Il presidente della Terza Corte ha così risposto all'ennesima obiezione di Slobodan Milosevic sulle limitazioni temporali al controinterrogatorio.

La difesa ha inoltre chiesto che il team incaricato della perizia medica ordinata dalla Corte Onu per stabilire le effettive condizioni di salute dell'imputato fosse affiancata da un medico di Belgrado.

Per la seconda volta dall'inizio del processo, infatti, Slobodan Milosevic è stato colpito da un'influenza che lo ha bloccato a letto complessivamente per circa 6 settimane (tre settimane la prima volta e due settimane e mezzo la seconda), e per tale ragione la Corte ha ordinato una "perizia medica completa".

L'azione 'di rappresentanza' della SFor

In seguito alle polemiche sul mancato appoggio degli USA alla missione di pace in Bosnia Erzegovina come arma di ricatto da parte della superpotenza che si sta opponendo con estrema determinazione alla Corte Penale Internazionale, la SFor ha compiuto quella che è stata definita 'un'azione di rappresentanza'.

Durante la mattina, quando nessuno si trovava in casa, le forze militari della missione di stabilizzazione NATO (S-For Stabilisation Force) hanno fatto irruzione nella casa di quindici stanze del super ricercato Radovan Karadzic, ex presidente serbo bosniaco, sequestrando del materiale.

Secondo quanto riportato dalla BBC, il portavoce della NATO Mark Laity ha seccamente smentito che si sia trattato di un'azione di rappresentanza: "Siamo in Bosnia per svolgere un lavoro e una parte di questo lavoro è quello che abbiamo fatto oggi, non ha niente a che fare con azioni di rappresentanza".


by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 2 luglio 2002

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