10 luglio 2002

 

TPI: Il massacro della famiglia Berisha


Ha deposto oggi Shyrete Berisha, sopravvisuta al masscro della sua famiglia in un caffé di Suva Reka. Iniziata la deposizione del diplomatico militare britannico a Belgrado, John Crosland. Conclusa inoltre la testimonianza di K25


L'Aja, 10 luglio 2002 - Nell'udienza odierna del processo a carico di Slobodan Milosevic è stata ascoltata la deposizione di Shyrete Berisha, sopravvissuta al massacro della sua famiglia nel caffè di Suva Reka il 26 marzo 1999, uno degli eventi più tragici del conflitto che all'epoca ha schockato l'opinione pubblica occidentale.
Conclusa la curiosa deposizione di K25.
Iniziata inoltre l'importante deposizione di John Crosland.

La rocambolesca storia di Shyrete Berisha

Il 26 marzo 1999 a Suva Reka la polizia accompagnata da civili armati ha fatto irruzione nella casa di Shyrete Berisha, picchiando brutalmente suo marito e chiedendo migliaia di marchi per lasciarli vivere. Dopo qualche ora la teste ha deciso insieme a suo marito di rifugiarsi nella casa di un parente poco distante dove erano rifugiate altre famiglie.

La polizia ha quindi circondato con i carri armati la casa e ha intimato agli abitanti di uscire con le mani alzate. I civili sono usciti, disarmati e con le mani alzate e la polizia ha inizato a sparare. Dopodiché hanno portato gli abitanti della casa in un caffè, dove sono state raggruppate circa 50 persone, tra cui la teste e i suoi quattro figli (dai 16 anni ai 22 mesi di età).

La polizia "ha sparato per circa 20 minuti, mezz'ora" ha raccontato la teste. Due suoi figli sono stati uccisi, quindi la donna ha detto agli altri due di stendersi a terra e fingersi morti perché aveva sentito i serbi dire che i corpi dovevano essere portati via il prima possibile.

La teste, ferita, si è trovata in un camion con i suoi figli uccisi e i cadaveri delle altre persone. Ha quindi avuto la forza di saltare dal camion ed è riuscita a raggiungere una cittadina in cui dei kosovari si sono presi cura di lei. È stata poi espulsa e ha raggiunto l'Albania in un convoglio di profughi

May chiede a Milosevic di non controinterrogare la teste

Il giudice May, presidente della Terza Corte, ha chiesto a Milosevic di tenere in considerazione la tragedia attraversata dalla testimone, chiarendo che la Corte avrebbe apprezzato molto se la difesa avesse evitato di controinterrogare la teste e che comunque il tempo concesso sarebbe servito a porre pochissime domande, "date le circostanze".

Milosevic ha risposto con la massima disponibilità, ma ha chiesto che venisse presa in considerazione un'altra deposizione in cui un testimone afferma che gli incidenti in questione sono stati causati da un gruppo isolato di criminali con gravi disturbi psicologici.

MAY: "Signor Milosevic, se lei non ha ulteriori domande per questa testimone, bene questo sarebbe pù che comprensibile, considerando le esperienze che ha attraversato. Chiaramente se vuole verificare con la testimone il modo in cui ha perso suo marito e i suoi quattro figli, è in diritto di farlo. Ma per una volta, date le circostanze le concederò un tempo minore di quello che normalmente ha a disposizione".
MILOSEVIC: "Signor May, non intendo controinterrogare la testimone, ho bisogno solo di alcuni minuti. Non vorrei controinterrogare la testimone ma vorrei che venisse archiviata insieme a questa anche un'altra testimonianza in cui si afferma che le persone responsabili di tale crimine erano criminali e alcuni con gravi disturbi psicologici e tra loro c'era anche un albanese, quindi non vi era alcuna persecuzione etnica"
MAY: "Non avremo problemi ad ammettere questa testimonianza, ma se qui viene suggerito che questo crimine è stato commesso da un gruppo isolato di criminali, la testimone deve avere la possibilità di rispondere, visto che era presente. Signora Berisha probabilmente dovranno esserle poste ancora alcune domande"

"Erano agenti di polizia della caserma di Suva Reka, conoscevo alcuni di loro ed erano in uniforme regolare, erano agenti di polizia, agenti regolari". Ha chiarito la teste lasciando ben poco spazio ad altre interpretazioni di quanto accaduto.

Il Testimone K25

Si è conclusa inoltre la deposizione del Testimone K25, che ha oggi nuovamente rivolto pesanti accuse a Milosevic, seppur senza rendersene conto.
Il teste ha infatti affermato che i compiti delle forze militari erano quelli di difendere la popolazione civile dai terroristi dell'Uck, peccato che per fare questo circondavano i convogli di profughi con i carri armati, uccidevano in esecuzioni sommarie presunti terroristi anche in abiti civili, perché infiltrati dell'Uck tra i convogli e 'invitavano' la popolazione a lasciare le proprie abitazioni su mezzi appositamente organizzati, quali autobus e treni.

John Crosland racconta la struttura militare

Iniziata oggi la testimonianza di John Crosland, ufficiale britannico a Belgrado con il compito di monitorare le attività militari dell'esercito yugoslavo e di tenere i rapporti con il VJ per il governo inglese.

Crosland ha descritto nel dettaglio la struttura militare, le armi utilizzate dai vari 'corpi', le relazioni gerarchiche e i rapporti tra forze armate, esercito, polizia.

La deposizione di Crosland ha evidenziato che vi era una struttura gerarchica molto ben organizzata e coordinata dai comandi centrali di Belgrado sia per il MUP che per il VJ, ha chiarito inoltre che la collaborazione tra esercito yugoslavo e forze armate serbe era più che evidente. L'ufficiale britannico, che vanta 35 anni di esperienza tra cui molti spesi nella lotta al terrorismo irlandese, ha quindi specificato che la polizia utilizzava i carri armati e altri armamenti in dotazione solamente all'esercito.

Per quanto riguarda le gerachie militari, la testimonianza del diplomatico militare ha messo in luce che le decisioni venivano inoltre prese dagli alti comandi dietro preciso suggerimento di Sainovic, fedelissimo di Milosevic.


by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja, 10 luglio 2002

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