13 giugno 2002

 

Neumann (NATO), Milosevic mi disse, "Gli albanesi? Li uccideremo"

L'ex presidente della Commissione militare della Nato incastra Milosevic che prova a difendersi litigando con May e ripiegando sul ruolo dello sconfitto perseguitato.

L'Aja - Il generale Klaus Naumann ha oggi deposto nel processo a carico di Slobodan Milosevic per i crimini commessi in Kosovo, Bosnia e Croazia.
L'ex capo della Commissione militare della NATO ha ricostruito gli incontri con l'ex presidente yugoslavo, chiarendo che "l'intervento militare era l'ultima possibilità che abbiamo cercato in tutti i modi di evitare", ma specificando che "se si fosse potuto trattare anche con l'Uck forse non sarebbe stato necessario l'intervento militare".

L'ufficiale tedesco ha inoltre ricordato che Milosevic ha parlato di "equilibri tra la popolazione albanese e serba" da stabilire in Kosovo mediante la riduzione del tasso di natalità tra gli albanesi o l'uccisione di molti di loro.

Naumann è stato estremamente dettagliato ed accurato persino nella scelta delle parole e Milosevic si è trovato spiazzato.

Per circa 40' non è stato in grado di porre nemmeno una domanda rilevante al testimone durante il controinterrogatorio, tanto che la Corte si è consultata varie volte per garantire all'imputato il diritto alla giusta difesa e il giudice Robinson ha suggerito le domande all'ex uomo forte di Belgrado che ha deciso di difendersi da solo in quanto non riconosce la legittimità della Corte.

Naumann: Abbiamo cercato alternative all'intervento militare, ma...

L'ufficiale tedesco ha ricordato in aula gli incontri avuti con l'allora presidente yugoslavo, con i membri del suo governo e con i suoi più stretti collaboratori per cercare una soluzione pacifica.

Il capo della Commissione militare della Nato - ha ricordato Neumann - generalmente interviene in extremis, quando cioè le vie diplomatiche hanno fallito e si ricorre alla minaccia di intervento militare.

"Abbiamo mandato un messaggio a Milosevic in cui gli dicevamo che l'orologio stava battendo i minuti e che aveva 48 ore per cedere", ha ricordato Naumann, specificando che in quelle "48 ore sono stati fatti tutti i passi possibili, lavorando giorno e notte senza chiudere occhio".

Dopo questo febbrile lavoro, Milosevic ha deciso di rispettare l'accordo e di demilitarizzare il Kosovo.
Dopo pochi mesi, però - ha proseguito Naumann - "le cose sono ricominciate come prima con l'abuso della potenza militare e reazioni sproporzionate agli incidenti provocati o meno dall'Uck", per questo motivo la NATO ha nuovamente fatto pressioni su Milosevic e infine è intervenuta militarmente.

Il mancato contatto con l'Uck

Nonostante l'ufficiale tedesco abbia assicurato che sono stati compiuti "tutti gli sforzi per evitare un intervento militare", Naumann ha anche ammesso che "se si fosse parlato anche con l'Uck forse si sarebbe riusciti ad evitarlo di fatto, ma la storia non è fatta né di se né di ma".

"La Nato per statuto non può trattare con i terroristi - ha spiegato il teste - e inizialmente l'Uck è stato definito come un gruppo terroristico. Per questo motivo non potevamo avere alcun contatto con loro. È stata una lezione, perché abbiamo capito che in una situazione come quella è necessario trattare con tutte le parti in causa, anche se inizialmente vengono considerati terroristi"

In ogni caso, ha poi chiarito l'ufficiale, "le reazioni delle forze militari serbe sono sempre state eccessive"

Pulizia etnica?

L'ex capo della Commissione militare della NATO ha affermato che Milosevic avrebbe fatto uno strano discorso sulla presenza di albanesi e serbi nel Kosovo.

Secondo la ricostruzione di Naumann, Milosevic avrebbe fatto riferimento più volte ad un numero di albanesi decisamente minore rispetto a tutte le altre stime effettuate dagli organismi internazionali.

Il generale tedesco ha ricordato che in uno degli incontri avuti con Milosevic, quest'ultimo affermò che avrebbe risolto la questione del bilanciamento tra popolazione albanese e serba in Kosovo alla maniera di Drenica, "uccidendoli".

All'incontro erano presenti solo Milosevic, Naumann e Wesley Clark. "Non abbiamo reagito a questa affermazione perché ci è sembrata semplicemente assurda".

"Il problema - avrebbe affermato Milosevic - è che il tasso di natalità degli albanesi è molto più alto di quello dei serbi ma abbiamo pensato di risolvere il problema come è stato fatto a Drenica negli anni 1945-46, uccidendoli".

Milosevic recita la parte dello sconfitto

Slobodan Milosevic non ha posto alcuna domanda rilevante per i primi 40' del controinterrogatorio. Ha preferito argomentare con il giudice May, che lo ha ammonito: "Se continua così non potrà portare avanti il suo controinterrogatorio, per cui cerchi di porre al teste una domanda rilevante. Non siamo interessati - ha chiarito il presidente della Terza Corte - alla storia della Germania".

Dall'inzio del dibattimento Milosevic ha cercato di dimostrare che si sta celebrando un processo solo perché lui ha perso la guerra ma i veri colpevoli sono da ricercare nell'Esercito di Liberazione del Kosovo.

L'ex uomo forte di Belgrado ha quindi preferito, non avendo molti argomenti con cui replicare all'ufficiale tedesco, recitare la parte dello sconfitto. Con successo, visto che dopo oltre mezz'ora di argomentazioni con il presidente è riuscito comunque a vedersi accordate altre tre ore per il controinterrogatorio.

"Mr May - ha affermato Milosevic - la smetta di difendere questo testimone".
"Non sto difendendo il testimone ma la Corte dai suoi continui abusi".

La camera di consiglio ha avuto due consultazioni per decidere se interrompere o meno l'imputato che stava chiaramente offendendo la Corte per l'ennesima volta senza che venisse preso alcun drastico provvedimento.

by Valentina Cosimati
pubblicato su RadioRadicale.it
L'Aja 13 giugno 2002

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